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Come impatta il buzz online sui processi di acquisto?

È arrivata la piena maturità per i nuovi media, capaci al pari dei loro più o meno logori antenati di modificare le scelte d’acquisto degli utenti internet. È quanto emerge dalla ricerca ‘La pubblicità che non si vede: Come impatta il buzz online sui processi di acquisto?’ svolta dalla School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con Mimesi – società del Gruppo Reed Business Informatio. Una forza invisibile e inarrestabile quella dei social media sempre più capaci di mutare opinioni e spostare quel che resta dei budget familiari. Sono più di 8 milioni gli utenti internet che modificano le loro scelte d’acquisto a seguito delle informazioni recuperate attraverso i social media e i blog e i forum sono la miniera d’informazioni prediletta per 15 milioni di utenti. Un passaparola che non si limita più come nel passato a far circolare solo le esperienze negative ma che veicola anche la soddisfazione per un buon acquisto. E l’incubo dei commessi è diventato realtà, non è più possibile bluffare con sprovveduti clienti per sorvolare con leggerezza su un’informazione carente, il 15% non smette di navigare per scovare informazioni nemmeno nello stesso punto vendita, armato del fido smartphone. Spesso corredato da app per effettuare veloci e inesorabili comparazioni di prezzo. Quattro le categorie oggetto della ricerca: alimenti per l’infanzia, alimenti salutistici, servizi bancari e apparecchiature mobile (cellulari, smartphone e tablet). Dai dati raccolti emerge tutta la capacità di blog e forum di disconfirmation, cioè di mutare l’opinione dell’individuo su prodotti e servizi già noti, sovente ribaltando le convinzioni iniziali. Quel che prima si faceva magari con le recensioni dei film in programmazione, cercando stelline per vincere ogni resistenza e andare al cinema, ora si fa per ogni prodotto. Quel che compare sui blog e sui forum, sempre più affollati spicca per l’imparzialità percepita Numeri di tutto rispetto, che fugano ogni perplessità sulla necessità di destinare una voce di bilancio per curare anche il versante social, se è vero che circa 12 milioni di italiani si fidano delle informazioni riportate sui social network e circa 10 milioni cercano nella rete ulteriori informazioni sui prodotti che vedono pubblicizzati attraverso i media tradizionali (stampa, radio e tv). Quando si tratta della propria prole si ricorre sistematicamente a tutti i media per far incetta di informazioni, a seguire le opinioni su alimenti salutistici. Per i servizi bancari, il consumatore tende ad affidarsi ai siti aziendali per raccogliere informazioni e dettagli, soprattutto per quanto riguarda i conti correnti. Nel mondo dei device mobili è la rete a spadroneggiare. Ma chi è il consumatore che si affida alla rete? Dall’indagine emerge tutta la sua consapevolezza, frutto di più canali in cui reperire informazioni sempre più dettagliate. Una multicanalità sempre più scafata, tramite una progressiva zoomata, dalla ricognizione iniziale si passa a una sempre più dettagliata ricerca di informazioni utili. Poco influenti le variabili socio-demografiche come reddito e livello di istruzione tendono a non essere fattori discriminanti nell’identificazione dei consumatori più attenti ai social media nei processi di acquisto. L’età invece gioca un ruolo fondamentale, sono i più giovani a far più affidamento sui nuovi media. “I risultati della ricerca dipingono uno scenario in cui parlare dei nuovi media come media “emergenti” è ormai sbagliato e riduttivo – ha commentato Giuliano Noci, Ordinario di Marketing, Politecnico di Milano – In Italia, i consumatori multicanale, sempre più rappresentati in tutti gli strati della popolazione, ormai hanno inserito i social media nella propria dieta mediatica, e hanno totalmente modificato i meccanismi di ricerca e selezione delle informazioni. Una delle sfide e opportunità per le nostre imprese per uscire dalla crisi sarà quello di leggere i cambiamenti nel loro comportamento di acquisto, e presidiare opportunamente tutti i canali non solo per promuovere, ma anche per ascoltare e dialogare con il mercato”.

Autore: Antonino Pintacuda