Coronavirus e social media: no alle fake news puntando sulla solidarietà

In questi giorni, il web e i social media sono diventati la prima fonte di informazioni. Come spesso accade in questi casi, se da un lato l’accessibilità e la libertà di espressione dei social network ha creato una gigantesca mole di fake news, dall’altra ha dato il via ad una serie di iniziative importanti. In un primo momento, le persone hanno utilizzato i social a scopo puramente informativo. L’hashtag #Covid19, in tendenza da un paio di settimane su Twitter, ha generato nel mondo 14.300.000 conversazioni. 296.800 sono stati i post realizzati nel nostro Paese con un engagement totale di 1.100.000.

No alle fake news

Proprio a causa della quantità di informazioni generate, le maggiori piattaforme social hanno previsto alcuni accorgimenti per combattere la disinformazione. Instagram e Facebook, tramite pop-up, avvisano chiunque ricerchi informazioni sul Coronavirus di far riferimento al sito del Ministero della Salute. Pinterest, il social media della fotografia per eccellenza, ha deciso di rimandare gli utenti che cercano termini correlati al Covid-19 alle immagini dei canali ufficiali di organizzazioni sanitarie mondiali (IMMAGINE). Questo perché, come specifica il social network, le linee guida della community vietano la pubblicazione di informazioni mediche false o dannose. Anche la piattaforma Google ha lavorato sui suoi algoritmi. Le prime news che appaiono sul motore di ricerca sono, infatti, provenienti da fonti attendibili. Inoltre, digitando la parola Coronavirus o suoi sinonimi, Google collega direttamente l’utente alle notizie ufficiali dell’OMS.

Le iniziative social dei brand e degli influencer

E’ partita dai canali social del Ministero della Salute la challenge più popolare del momento, scandita dall’hashtag #IORESTOACASA. In breve tempo vi hanno aderito personaggi del mondo dello spettacolo influencer e non solo. L’hashtag è diventato virale: 254.000 post con un engagement complessivo di 2.400.000. Il 30% dei post, dal tono positivo, ha lanciato un invito a tutti: quello di rimanere a casa per limitare il contagio. Da Chiara Ferragni e Fedez, ormai conosciuti come Ferragnez, non è arrivato solo il monito del Ministero ma anche il lancio della campagna di raccolta fondi per il San Raffaele di Milano. In 24 ore la coppia ha raccolto circa 3 milioni di euro. La charity e le iniziative di crowdfunding per gli ospedali d’italia hanno fatto dei social network il loro canale principale di diffusione. Non è mancato neppure il coinvolgimento dei brand: Gucci, Armani e molti altri hanno risposto all’appello. La rivista Vanity Fair, invece, si è fatta promotrice di un’altra iniziativa che si è, ben presto, tramutata in challenge. Sul numero di marzo, distribuito gratuitamente, è stato lanciato un messaggio di solidarietà e forza. #Iosonomilano si è esteso poi a tutte le città italiane per dare un unico segnale: quello di un’Italia unita. L’hashtag, che ha generato 1.100 post, ha coinvolto maggiormente l’utenza maschile (62,9%). Un’altra iniziativa culturale è stata lanciata dai musei.Tour virtuali per concedere a tutti, anche da casa, di ammirare il patrimonio del nostro paese.La Pinacoteca di Brera, per esempio, su Instagram ha lanciato il suo appello alla cultura “agile”. Se da un lato, i social hanno amplificato, in un primo momento, i sentimenti di allarmismo e paura, ad oggi le iniziative presenti permettono di lanciare un appello di forte solidarietà. Ed è accessibile a tutti.
smart-working-1-1